giovedì 24 giugno 2010

IL RUOLO DELL'ADULTO


Il gioco vede non solo il bambino, ma anche l’adulto, coinvolto sia come giocatore sia come trasmettitore di valori ludici. Il gioco per l’adulto è visto come svago, divertimento, ricreazione, vacanza, tempo libero. Il gioco invece consente al bambino di proiettarsi nel futuro, di prospettarsi diverso da come è. Se per l’adulto il gioco è regressione, per il bambino è crescita, ma la matrice è comune: il primato della soggettività nella fruizione/creazione simbolica. In questo senso Bondioli propone una pedagogia del gioco che ritiene ancora tutta da inventare, ma già presente nei contesti prescolari, intesa come educazione sentimentale cioè rivolta all’ascolto dell’interiorità infantile attraverso una condivisione partecipata che ha come principali finalità la costruzione dell’identità personale, la promozione dell’autonomia e della progettualità, il governo pulsionale, l’accesso alle realtà simboliche, il decentramento empatico al di là del fatto che ovviamente il bambino attraverso il gioco conosce, sviluppa le proprie capacità e si introduce nelle relazioni. I compiti dell’adulto sono quindi non quelli del maestro, o dell’istruttore o del divulgatore, ma quelli del COMPAGNO ESPERTO capace di condividere un’area di esperienza e di contribuire ad arricchirla. Bondioli (Bondioli, A. Gioco e educazione, cit.) dedica quindi un’ampia disamina dei diversi contributi circa il ruolo dell’adulto nel gioco infantile, distinguendo tra educatore e terapeuta, ma approfondendo l’idea che a giocare s’impara giocando con un adulto che condivide il gioco del bambino e il piacere che ne deriva, lo valorizza, lo sostiene e, per certi versi lo guida, senza prevaricare.

Fonte: fenal.it/doc/asilonido/Il%20gioco.doc

Nessun commento:

Posta un commento