domenica 27 giugno 2010

GIOCO E ADULTO

Negli ultimi decenni è stata data molta importanza alle relazioni familiari, al loro influsso sulla personalità e sulla socializzazione dei bambini. Esse infatti agiscono come rinforzo e come motivazione per il raggiungimento di nuovi obiettivi educativi. Il gioco è la migliore forma di attività infantile, necessaria per tutti i bambini quindi è bene utilizzarla correttamente per favorire il loro sviluppo globale. Uno studio recente sui giochi più adatti ad ogni singola età, ha messo in rilievo che nei primissimi anni di vita, il gioco più apprezzato ed amato dal bambino è normalmente sua madre o, in via del tutto eccezionale, “quella” persona adulta che si prende cura di lui. Il bambino fin da piccolo avverte un fascino speciale nei confronti della madre, per esempio quando ascolta la sua voce, quando lo accarezza. La mamma, per il bambino, è tutto ed è per questo che spesso si sente affermare che la madre è un “giocattolo universale”. La funzione dell’adulto è primariamente quella di osservare ed ascoltare il bambino, per riuscire a cogliere i suoi ritmi e le sue iniziative, poi di aiutarlo a dare un nome alle cose ed un senso alle azioni. L’adulto dovrebbe avvicinarsi al bambino che gioca, accettare di essere suo complice o compagno nelle avventure sognate, creando un’attività ludica, lo spazio, il modo, i materiali, gli accessori, gli spunti per giocare, costruire, collezionare, sperimentare, disegnare, recitare. Non è utile organizzare o capire, ma piuttosto stare insieme al bambino quando si diverte. Oggi purtroppo viviamo in un’epoca in cui molti genitori e molti madri, a causa del lavoro, non hanno molto tempo a disposizione da dedicare ai loro figli. Tutto questo crea fratture nella comunicazione tra genitori e figli. Infatti il gioco unisce i bambini agli adulti e viceversa. Si può affermare che giocare è il miglior modo di educare ed è ingenuo pensare che basti lasciar giocare i bambini o farli giocare. Mandare il bimbo a giocare da solo nella sua stanza può sembrare come una “punizione” e può sentirsi messo da parte, isolato o scaricato. L’adulto che partecipa al gioco dei bambini garantisce i confini e la sua presenza sembra dare tono al gioco. Il gioco è basilare per crescere anche quando si è cresciuti. Giocare e mettersi in gioco fa ritrovare la nostra vera anima, permette di ritrovarsi nell’intimo, aiuta ad allentare le tensioni, fa sentire vivi e pulsanti. È importante continuare a giocare, a qualunque età, per rilassarsi e per stare con gli altri.


Fonte: http://www.ipbz.it/Generale/VisualizzaDescrSezione.aspx?area=6&id=739

giovedì 24 giugno 2010

IL RUOLO DELL'ADULTO


Il gioco vede non solo il bambino, ma anche l’adulto, coinvolto sia come giocatore sia come trasmettitore di valori ludici. Il gioco per l’adulto è visto come svago, divertimento, ricreazione, vacanza, tempo libero. Il gioco invece consente al bambino di proiettarsi nel futuro, di prospettarsi diverso da come è. Se per l’adulto il gioco è regressione, per il bambino è crescita, ma la matrice è comune: il primato della soggettività nella fruizione/creazione simbolica. In questo senso Bondioli propone una pedagogia del gioco che ritiene ancora tutta da inventare, ma già presente nei contesti prescolari, intesa come educazione sentimentale cioè rivolta all’ascolto dell’interiorità infantile attraverso una condivisione partecipata che ha come principali finalità la costruzione dell’identità personale, la promozione dell’autonomia e della progettualità, il governo pulsionale, l’accesso alle realtà simboliche, il decentramento empatico al di là del fatto che ovviamente il bambino attraverso il gioco conosce, sviluppa le proprie capacità e si introduce nelle relazioni. I compiti dell’adulto sono quindi non quelli del maestro, o dell’istruttore o del divulgatore, ma quelli del COMPAGNO ESPERTO capace di condividere un’area di esperienza e di contribuire ad arricchirla. Bondioli (Bondioli, A. Gioco e educazione, cit.) dedica quindi un’ampia disamina dei diversi contributi circa il ruolo dell’adulto nel gioco infantile, distinguendo tra educatore e terapeuta, ma approfondendo l’idea che a giocare s’impara giocando con un adulto che condivide il gioco del bambino e il piacere che ne deriva, lo valorizza, lo sostiene e, per certi versi lo guida, senza prevaricare.

Fonte: fenal.it/doc/asilonido/Il%20gioco.doc

sabato 19 giugno 2010

L'osservazione dei bambini nei spazi-gioco


Le scuole dell’infanzia di Montichiari, quest’anno vogliono puntare l’attenzione sull’osservazione come modalità per la costruzione di nuovi spazi/ambienti sia interni alle sezioni che esterni. Metteremo a fuoco i momenti che precedono l’osservazione, il durante, e il dopo.
PRIMA DELL’OSSERVAZIONE
Per prima cosa è necessario mettere a disposizione del bambino spazi, tempi, materiali per giocare con i coetanei ed arricchire gli angoli con materiali familiari. Lo spazio favorevole all’evoluzione del gioco simbolico è uno spazio “protetto”.
DURANTE L’OSSERVAZIONE
Avendo come obiettivo l’osservazione degli spazi utilizzati dai bambini durante i giochi simbolici, risulta di primaria importanza tener conto di tre elementi: non è detto che il gioco simbolico si manifesti QUANDO noi lo desideriamo e siamo pronti ad osservarlo, infatti, in quanto gioco, è un’attività spontanea, cioè liberamente scelta e scelta per il piacere di svolgerla. Non è detto che si manifesti COME noi ce lo aspettiamo, è necessario quindi evitare che l’occhio dell’osservatore sia guidato da ciò che si aspetta d’osservare che da ciò che “effettivamente”scorre sotto gli occhi. Non è detto che il bambino inoltre giochi sempre al meglio delle sue possibilità: lo stesso bambino può giocare in modo più o meno ricco o povero a seconda del contesto specifico in cui si trova; Winnicot (1971) a questo proposito afferma che il bambino si dedica a un gioco profondamente creativo solo se rilassato, ed è rilassato solo se gioca di fronte ad un adulto di cui si fida.
DOPO L’OSSERVAZIONE
I protocolli osservativi verranno successivamente esaminati dagli insegnanti per cogliere quegli elementi che saranno più ricorrenti, interessanti, e curiosi per poi determinare l’evoluzione degli spazi.
QUANDO OSSERVARE
L’osservazione dell’utilizzo durante il gioco dei vari angoli, avverrà in giorni scelti dagli insegnanti.
I TEMPI DELL’OSSERVAZIONE
I bambini devono avere a disposizione, per garantire la qualità del gioco, almeno trenta minuti o anche più affinché il gioco si evolva.

Fonte: http://www.infantiae.org/giocomarcolini.asp

mercoledì 16 giugno 2010

18-36 mesi e oltre


In quest’ultima fascia d’età che propongo si afferma e si evolve il gioco simbolico: le rappresentazioni mentali più stabili degli oggetti e delle azioni si arricchiscono dei significati ad essi attribuiti dal contesto socio-culturale di appartenenza, le manifestazioni diventano sempre più ricche ed evolute rispetto a cinque dimensioni:
1- capacità di decontestualizzazione, cioè di pensare e comportarsi in modo sempre più indipendente dalle caratteristiche della realtà percepita (se riproduco una certa situazione: gioco a mamma e papà a casa mia, sono in un certo contesto più vicino alla realtà; gioco a mamma e papà al nido in una casetta, sono abbastanza lontano ma ancora vicino; gioco a mamma e papà su un tappeto, sono sempre più lontano; il processo mentale è più evoluto, e così anche lo sviluppo affettivo e sociale).
2-capacità di decentramento, cioè di tenere sempre più in considerazione i punti di vista diversi dal proprio. Utilizzo dell'oggetto come essere animato (il bambolotto diventa un bambino allora ha anche un proprio pensiero, allora il bambino interpreta i suoi punti di vista ma anche quelli del bambolotto che gli dice di fare qualcosa, quindi il bambino risponde, oppure dice o fa fare qualcosa al bambolotto), spesso prima si usa il fratellino o il compagno più piccolo oppure far finta di avere un bambino in braccio e di portarlo in giro e di riversare su questo bambino ipotetico pensieri, sentimenti e punti di vista.
3-capacità di integrazione cioè di articolare sempre più elementi in modo sempre più coerente (è importante allestire altri ambienti per far agire altri ruoli, per stimolare altre azioni, eventi conosciuti o contesti immaginari (l'ufficio o la giungla... mamma e papà: due bambini giocano a preparare la pappa, si siedono e mangiano, vado io a cucinare qualcosa -il copione è invertito-, mangiano, poi lavano i piatti -il copione si arricchisce-, vanno a letto).
4-capacità di controllo dell'esecuzione, cioè di utilizzare il linguaggio per pianificare, guidare, e condividere l'esecuzione dei propri progetti (ci sono dei bambini che mentre giocano parlano("adesso lavo i piatti perché c'è disordine") il bambino prevede, guida le sue azioni esprimendo e controllando l'esecuzione e può anche verbalizzare e socializzare dicendo: dai, vai a lavar i piatti che non si può far da mangiare perché sono ancora sporchi.
5-capacità sociale, cioè di orientare, condividere, coordinare sempre più le proprie intenzioni e i propri comportamenti da quelli altrui (area cooperativa, conflittuale da negoziare: se un bambino dice: "vai a lavare i piatti" e l'altro risponde:" io non li lavo perché li ho già lavati prima" il primo deve negoziare).

Fonte: http://www.massaggiocreattivo.com/gioco_simbolico.htm
Immagine: http://www.tuttoggi.info/media/images/15935/norcianido1.jpg

venerdì 11 giugno 2010

12-18 mesi

Continuiamo a vedere come si sviluppa il gioco simbolico nelle altre fasce d'età.

12-15 mesi: inizia il gioco simbolico ma il primo passaggio è ancora legato al nascondere e ritrovare gli oggetti. Inizia la capacità di pensare all'oggetto anche quando non c'è, troviamo quindi il riconoscimento del " non me". Troviamo la comprensione della differenza tra gli eventi controllabili e quelli indipendenti dalla sua volontà (es: una palla rotola e il bambino non riesce più a trovarla, è indipendente dalla sua volontà, a differenza dell'oggetto buttato dal bambino per terra che rimane lì fino a che qualcuno non glielo dà). Si individua l’ espressione dei sentimenti di rabbia; iniziano i giochi del nascondersi e ritrovarsi con gli altri; inizia la consapevolezza della reciprocità (iniziano alcune abilità sociali); la rassicurazione dalla sperimentazione della separazione e riavvicinamento.



15-18 mesi: a 18 mesi fa il suo esordio la capacità di rappresentazione mentale: il gioco simbolico. Si usano oggetti come prototipi di se stessi ( ad es. usare il cuscino per appoggiare la testa e far finta di dormire); si usano degli oggetti per rappresentare altro; inizia la rappresentazione mentale di azioni e oggetti non presenti; capacità di associare la rappresentazione mentale a quella relativa ad un oggetto, presente percepito (ho visto le macchinine per cui prendo qualunque oggetto che ho qui e mi metto a fare la macchinina; il cuscino non è solo quello bello e colorato..), capacità di far prevalere l'elemento immaginato su quello percepito.



Fonte: http://www.massaggiocreattivo.com/gioco_simbolico.htm

mercoledì 9 giugno 2010

GIOCO SIMBOLICO nelle diverse fasce d'età

Ora vedremo più da vicino come si sviluppa il gioco simbolico nelle diverse fasce d’età:

0-4 mesi: giochi col corpo, esercizi a vuoto, schemi azione per conoscere il proprio corpo. Iniziano scambi giocosi faccia a faccia gestiti dall'adulto (adulto come oggetto, come giocattolo: gioca con il suo corpo, propone altri oggetti giochi ad esempio gli dà un pupazzo, campanellino...).



4-12 mesi: dagli otto mesi inizia il processo di acquisizione della permanenza dell'oggetto e la comprensione della relazione causa-effetto. Inizia il gioco con gli oggetti per esplorare le loro proprietà (manipolazione cibo e cucchiaino, dare e prendere, lanciare e far raccogliere, controllare movimenti con oggetti, ripetere e prevedere sequenze ad es. prevedere la relazione causa-effetto).



Fonte: http://www.massaggiocreattivo.com/gioco_simbolico.htm
Immagine1: http://webstorage.mediaon.it/media/2010/03/126267_489588_ARGENTINA__8927340_medium.jpg

domenica 6 giugno 2010

LE FINALITA' DEL GIOCO SIMBOLICO



Per quanto riguarda l’aspetto cognitivo, si sperimenta nel trovare l'identico nel diverso (ad es. un bastoncino come cucchiaio), che sta alla base dei processi cognitivi superiori di analisi e sintesi. Trova spazio in ciò anche l’intuizione e la creatività.
Dal punto di vista sociale, si tratta di sperimentare punti di vista diversi dal proprio, esplorare il significato sociale degli altri ruoli quindi non basta allestire ad esempio la casetta familiare ma andare oltre al contesto familiare e al proprio ruolo; si può sperimentare il proprio ruolo proiettato nel futuro; attivare e acquisire tecniche di negoziazione dei conflitti infatti è meglio che i bambini sappiano gestire i conflitti all'interno del gioco simbolico, ciò può diventare significativo e costruttivo e dare un altro tipo di apprendimento e di costruzione di significati condivisi (nel partecipare al gioco con i coetanei).
Dal punto di vista affettivo invece si esplora il proprio mondo interno con fantasie, pensieri e sentimenti rappresentati in modo più o meno consapevoli. Si sperimentano situazioni reali arricchite dalla propria fantasia (Es. faccio la mamma e il papà però ci aggiungo del mio, del mio mondo immaginario sperimentando i limiti della realtà e le sue fantasie). Si vivono poi situazioni problematiche da soggetto attivo potendole trasformare a proprio favore, elaborarle e padroneggiarle (Es. ho subito una sgridata dalla mamma, ma adesso sono io che posso sgridare qualcuno, oppure qualcuno mi sgrida ma io posso reagire in modo diverso).

Fonte: http://www.massaggiocreattivo.com/gioco_simbolico.htm
Immagine: http://www.stazionediconfine.it/public/images/bambini.jpg

giovedì 3 giugno 2010

IN OGNI BAMBINO (D.W. Winnicot "Bambino e mondo esterno")


In ogni bambino

c'è una scintilla di vita:

questo impulso verso

la crescita e lo sviluppo

fa parte di lui,

è qualcosa

con cui è nato e che lo

sollecita ad andare

avanti

in modi che non

dobbiamo nemmeno

cercare di capire.